La Truffa Amicopolis – La patacca Italiana

Eccolo là, il primo social network eticamente corretto, così si definiva (e se parlo al passato capite già com’è finita) Amicopolis. Ma Amicopolis si definiva anche il social che pagava per postare contenuti con tanto di promessa agli utenti di rendimenti elevatissimi grazie all’acquisto di pacchetti pubblicitari poi venduti sul sito. Pacchetti chiamati “polis” forse in omaggio a quel ritorno allo splendore di una Magna Grecia che si è rivelato più che altro un …magna magna.

Il social siciliano è andato online nel 2017 capeggiato da un personaggio alquanto ambiguo e truffatore del quale è giusto lasciare in rete il nominativo a memoria futura. Fulvio Amico secondo l’accusa avrebbero infatti truffato gli associati al portale con la più classica della carotina che si mette davanti ad un cavallo che vuole correre. Il guadagno facile e senza grandi sforzi. Dopo capirete meglio a cosa sto alludendo.

La Consob nel 2020 ha fatto scattare una maxi sanzione per offerta pubblica abusiva nei confronti della società con sede legale a Bristol (Gran Bretagna) e sede secondaria a Caltanissetta, e per il suo amministratore unico, Fulvio Amico, più sanzione interdittiva accessoria di venti mesi.

Ma come abbiamo già evidenziato in altri articoli purtroppo l’autorità di vigilanza non è rapidissima nello smascherare le truffe; fortunatamente la Guardia di Finanza era già intervenuta nel 2019. Così citava il Sole24Ore del 7 agosto 2019 prendendo a riferimento la relazione della Banca d’Italia.

«Tale meccanismo risulta fondato, da un lato, sulla previsione di diverse forme di remunerazione in favore degli iscritti, e dall’altro, sulla raccolta di denaro presso i medesimi, attraverso la vendita dei “polis” (spazi pubblicitari, ndr). Il sistema delineato appare suscettibile di configurare uno schema piramidale, caratterizzato dalla circostanza che le remunerazioni promesse ai partecipanti non traggono la loro origine da profitti reali, ma sono alimentate dall’adesione di altri soggetti, attratti, a loro volta, da tali remunerazioni, con la possibile creazione e propagazione di un effetto a catena».

Ma andiamo avanti. Pensate un po’ cosa denunciava l’Aduc a febbraio 2019. Un annuncio della stessa Amicopolis infatti recitava che era possibile “investire dei soldi per acquistare una moneta in oro chiamata Polis al costo di € 318,41 ricevendo in cambio un interesse del 15% a trimestre (€ 47,76) per 9 trimestri”. Ma attenzione perché la perdita minima non era di 318 € visto che ciascuna moneta poteva esser acquistata tramite pacchetti di investimento di minimo 10 unità (per un totale di 3180 euro)!

In pratica i truffatori di Amicopolis avevano coniato senza autorizzazione alcuna, una moneta (o meglio una patacca) utilizzata per l’acquisto di beni sulla piattaforma commerciale del social o per la remunerazione degli investimenti.

Esisteva già la valuta di riserva alternativa a Caltanissetta e non ce ne siamo accorti, ma quale Bitcoin!!

Ovviamente sul tasso di interesse attivo del 15% per 9 trimestri non dovrebbe neanche valere la pena di soffermarsi più di tanto se non ci fossero purtroppo state persone così ingenue a credere ad una cosa del genere.

Quindi moneta falsa, con promessa di interessi stellari, pagati ovviamente con moneta patacca. E bravo Mr. Fulvio Amico!

In rete si trovano le storie più disparate ed ovviamente le perle più interessanti le scoviamo dai quotidiani siciliani. Ad esempio su “La Sicilia” si trova una denuncia in cui viene descritto quello che prometteva Amicopolis. Negli annunci veniva specificato che era possibile ottenere circa 3 euro al giorno postando quanto di solito postiamo su altri noti social; alla soglia di 300 euro si poteva richiedere un bonifico. Amicopolis guadagna dagli spazi pubblicitari; gli iscritti guadagnerebbero crediti (polis) acquistando i prodotti sponsorizzati. Peccato che i commercianti con il passare dei mesi hanno cominciato a veder sempre più rarefatti i dovuti incassi della merce venduta. Gli utenti iscritti non hanno visto i bonifici promessi.

Avete già capito che lo schema è sempre quello, ovvero il classico Ponzi. Eppure Amicopolis era riuscita a raccogliere 7,7 milioni di euro con oltre 900 bonifici.  Lo schema Ponzi, lo ricordo per chi non lo conoscesse, è uno schema finanziario in cui non si effettua alcuna attività economica reale di investimento e i rendimenti solitamente fuori mercato che vengono promessi si ottengono sostanzialmente dall’utilizzo del denaro offerto dall’ingresso nella struttura di nuovi affiliati.

In questo caso da una parte c’è chi paga pubblicità per incrementare le proprie vendite online. Il traffico non è un problema visto che si promettevano soldi contro clic a persone che dovevano solo postare sul sito. I negozianti erano ben contenti di far parte di questo social affollato. Gli utenti orfani dei BTP avevano poi la possibilità di investire qualche soldino acquistando la patacca dorata polis dai truffatori di Amicopolis. I rendimenti stellari promessi non potevano essere ignorati.

Naturalmente il sogno si è spento in fretta quando le denunce hanno cominciato a fioccare ed il Tribunale di Caltanissetta ha dichiarato il fallimento della società che voleva fare il c…o a Facebook.

E che goduria vedere sul sito della Consob che, ai sensi dell’art. 191, comma 2, del DLgs. 58/1998, per la violazione dell’art. 101, comma 2, sono state combinate sanzioni amministrative pecuniarie mostruose a carico dei principali promotori:

Euro 120.000,00 nei confronti di Barbara Cibelli

Euro 100.000,00 nei confronti di Roberta Franconetti

Euro 120.000,00 nei confronti di Marco D’Angelo

Euro 250.000,00 nei confronti di Fulvio Amico

Giustizia, almeno in parte, questa volta è fatta con tanto di nomi giustamente da ricordare alla pubblica piazza.

3 commenti

  1. e voi credete che questi pezzi di merda pagheranno le sanzioni???? menomale che siamo nel paese degli allocchi… ops, dei baloccopolis

    1. C’è anche un processo penale e li si va in galera. Tornando alle sanzioni. RImangono sulla capoccia a vita. Non pagando le sanzioni dovranno rimanere nullatenenti e lavorare in nero a vita, qualunque bene intestato o stipendio, verrà automaticamente sequestrato per il resto della vita. Essendoci anche il penale, non possono trasferirsi all’estero, in questi casi il giudice dispone il ritiro del passaporto e il divieto di espatrio.

      1. al 9 maggio 2023 tutto fermo, e chissa Fulvietto forse è in un altro paese a snabbarsi i soldi rubati. Il paese dei balocchi questa italietta.

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