Diffondere e condividere i guadagni ma con truffa incorporata
Schema Ponzi, due parole che quando le trovate sui quotidiani o i TG più importanti italiani significa proprio che la truffa sottostante è stata grossa e soprattutto dannosa per numerose persone che hanno creduto ai soliti mentitori delinquenti. Ma come sapete bene siamo qui proprio per raccontare queste storie, educare e se possibile ricordare in rete perché certi personaggi dovrebbero essere evitati come la peste.
La storia che raccontiamo oggi non ha nulla a che fare con criptovalute o paradisi fiscali, ma è tutta italiana e si chiama Nidalina. Ma chi è Nidalina? Beh purtroppo per lei (sempre che l’informazione sia corretta) è il nome della moglie del fondatore, Nida Lina.
Fino a quando rimangono visibili i siti internet di queste società truffa sono molto utili per capire dove sono disseminati gli indizi del famoso schema Ponzi. Come si legge dal sito dello shop online “NIDALINA GROUP nasce in Italia, da un’idea di Paolo Giacinto, sviluppata poi dal figlio. Amante del bello, dell’arte e della musica, Paolo capisce ben presto l’esigenza di diffondere e condividere i guadagni”.
Avete capito bene, l’esigenza di diffondere e condividere i guadagni. Un benefattore o un San Francesco fate un po’ voi.
E ancora. La forza dell’economia è nel suo continuo muoversi ed evolversi. NIDALINA GROUP fa tutto questo, un amplificatore naturale di economia, porta risparmi o guadagni a chiunque utilizzi gli strumenti messi a disposizione dai siti del gruppo.
Risparmi o guadagni? Mah comunque sappiamo che utilizzando i siti di Nidalina qualche soldino in tasca ce lo mettiamo e così è cominciato tutto per tanti creduloni convinti da sedicenti promotori.
Sul sito gli amici di Nidalina ci dicono poi che grazie ad una idea rivoluzionaria (siamo nella Silicon Valley italica e quindi i nuovi business profittevoli nascono come funghi ovviamente), NIDALINA GROUP sta trasformando il modo di fare gli affari e vuole farlo conoscere al mondo specialmente alle persone che vivono e si muovono su internet. L’idea del tutto innovativa, realizzabile grazie al lavoro di tanti esperti si divide su due fronti, ovvero offrire servizi, prodotti e iniziative che generano un ricavo e non una spesa. In alternativa tanti begli sconti.
Indizi di truffa. Idea rivoluzionaria, innovativa, tanti esperti (senza nome), business fumosi. Lo schema Ponzi comincia a materializzarsi già da qui. Ma andiamo avanti
Questo quello che sul Nidalina Store viene tuttora ancora offerto.
Andando a cercare chi compone il team troviamo un altro bell’indizio di come i famosi collaboratori preferiscono mantenere l’anonimato. Caterina L., Caterina F., Francesco C., Paolo B, che seguono vendita e assistenza, amministrazione, marketing, web design, ecc.. Brutto segno.
Ma incuriosito di vedere come il nostro amico Paolo Giacinto vuole distribuire la ricchezza nel mondo entro nella funzione dello shop “Come funziona” per capire appunto cosa c’è di innovativo. Ed ecco l’esempio.
Capito? Intanto versate gli eurini come prima rata e niente iPhone. Poi la seconda e niente oggetto. Poi la terza e entro 7 giorni ti spediranno l’iPhone. Wow che innovazione al contrario. Di solito chi compra a rate l’oggetto lo piglia subito. Ma questi anticipi fattura sono solo un antipasto di porcherie ben più gravi messe in piedi da Giacinto e soci.
Sono infatti oltre 2000 le persone vittime di Nidalina Group, che tra il 2016 ed il 2018, prometteva altissimi rendimenti attraverso un modello buy to rent, ovvero l’affitto e la compravendita di allevamento di animali e noleggio auto. Lo schema era quello classico del gruppo di acquisto che poi mette a rendita il bene acquistato.
Tramite una rete di promotori alquanto aggressivi ed evidentemente convincenti su Facebook (c’erano addirittura dei capi area regionali con 370 procacciatori che dopo aver acquistato i prodotti della frode li rivendevano dietro pagamento di una commissione) venivano promessi rendimenti anche nell’ordine del 7%, il tutto stipulato attraverso falsi contratti da 5 mila a 600 mila euro ciascuno per un totale di oltre 20 milioni di euro raccolti ai danni delle vittime.
Fino a quando queste persone vedevano accreditato sul conto il loro interesse tutto bene. Del resto i nostri amici truffatori non investivano un bel nulla, semplicemente riciclavano il denaro che arrivava da nuovi sottoscrittori dell’affare per convincere i vecchi della bontà dell’investimento. Poi i primi ritardi nei pagamenti fino alla scomparsa totale dei rimborsi. E la piramide è crollata.
Per fortuna questa storia è finita bene con la procura di Monza che ha fatto partire un’inchiesta dopo il fallimento delle prime due società. Otto persone sono state arrestate dalla Guardia di Finanza tra Lombardia, Emilia Romagna e Toscana, per aver messo in piedi questa frode milionaria ai danni di oltre duemila persone, sfruttando quattro società, usando promozioni sui social network e convegni organizzati in Lombardia, Lazio, Toscana, Emilia e Sardegna.
E finalmente ai primi di marzo gli indagati sono finiti tutti in carcere. Le indagini del Nucleo Speciale di Polizia Tributaria hanno portato ad accuse a vario titolo per reati fiscali e associazione a delinquere finalizzata all’abusivismo finanziario, alla truffa, all’auto-riciclaggio e alla bancarotta fraudolenta. Il Gip di Monza, unitamente alle ordinanze, ha anche disposto il sequestro di beni agli indagati per 20 milioni di euro.
Le buone notizie sono sempre le benvenute e questa volta il lieto fine c’è tutto. Addio Nidalina.