Il Cripto Ponzi Quadriga e la morte misteriosa.

L’ennesimo schema Ponzi dietro una morte misteriosa. L’affare Quadriga.

Gli abbonati a Netflix appassionati di finanza si saranno accorti che l’algoritmo della società americana ogni tanto butta lì l’idea di guardarsi il docufilm “Trust No One: The Hunt For The Crypto King”. Non è un caso perché il tema delle criptovalute e delle truffe ad esse collegate è sempre attuale.

La storia è quella dell’ascesa e della misteriosa scomparsa di  Gerad Cotten, fondatore canadese dell’exchange di criptovalute Quadriga morto tra mille misteri nel 2018 a 30 anni in India durante il viaggio di nozze. Perché questo giovane canadese salì agli onori delle cronache in quell’anno e perché Netflix ha deciso di dedicare un film a quella che potrebbe esser definita la terza truffa del secolo per quantità di denaro coinvolto?

Perché morendo Cotten si potrebbe essere portato dietro anche le chiavi di accesso a 250 milioni di criptovalute. Potrebbe, visto che il documentario mette in evidenza i tanti punti oscuri ancora irrisolti che i clienti truffati non hanno mancato di evidenziare in questi anni grazie ai collegamenti mantenuti su vari forum per tentare di scoprire quello che potrebbe avere tutte le sembianze di un classico schema Ponzi.

Un indizio su tutti. Un mese prima della sua morte Cotten aveva scritto un testamento in cui lasciva tutti i suoi beni a sua moglie Jennifer Robertson. Altro personaggio ambiguo sul quale il docufilm punta ripetutamente la sua attenzione.

 

Ma partiamo dall’inizio. Le prime fasi della truffa

Gerald Cotten fonda la società Quadriga nel 2014 assieme Michael Patryn, un nome falso che mascherava un tale Omar Dhanani, coinvolto in una serie di cyber-crimini in patria e che già per questo rende piuttosto torbida fin da subito la vicenda.

Nel 2016 rimane solo Cotten al comando apparentemente pulendosi così la coscienza (ma il documentario dubiti dell’uscita definitiva del socio) e Quadriga diventa il più grande exchange canadese prima di essere travolta dall’ondata di ribasso del 2017 quando la prima bolla crypto scoppiò.

 

La ricostruzione

Secondo alcune ricostruzioni il manager canadese, utilizzando account falsi sul proprio exchange, acquistava Bitcoin dei clienti poi spostati con dollari canadesi falsi su token per acquistare criptovalute su altri exchange. Uno schema Ponzi che fino a quando tutto girava per il meglio nel mondo crypto l’avrebbe arricchito.

I clienti investivano una certa somma che oscillava sulla base delle valutazioni di mercato delle varie criptovalute. I capitali però in verità non facevano che diminuire visto che Cotten li prelevava e li spendeva per sostenere un tenore di vita a quanto pare molto alto.

Quando un cliente chiedeva il ritiro del denaro tutto appariva molto solido visto che Cotten non faceva altre che prendere i soldi dai portafogli di altri clienti non destando alcun sospetto. Fino a quando appunto Cotten scomparve in India in circostante misteriose.

 

La morte di Cotten

La morte di Cotten generò il panico e la rabbia tra i suoi clienti, oltre 115 mila. Essendo l’unico a conoscere le password per accedere al conto dove erano conservate le criptovalute gestite dalla società, Quadriga fu costretta a dichiarare il fallimento perché senza password i capitali erano irraggiungibili.

Ma come può una società di quella portata permettere nella sua organizzazione che solo una persona conoscesse le password per accedere al denaro. E i dipendenti come potevano non sapere nulla di questa grave lacuna.

Ernst & Young, la società incaricata di tentare di sbrogliare il bandolo della matassa di dove erano finiti quei soldi è riuscita nel corso del tempo a raccogliere solo 30 milioni dalla vendita dei vari asset lasciando una marea di clienti a bocca asciutta. Alcuni in condizioni disperata per aver perso i risparmi di una vita.

Quadriga è andata così ad aggiungersi ad altre due truffe del secolo che hanno visto protagoniste le crypto negli ultimi anni.

 

Altre colossali truffe come questa

OneCoin, la società fondata da Ruja Ignatova con l’aiuto di Sebastian Greenwood, che con 4 miliardi di dollari di buco in tutto il mondo rappresenta uno dei più grandi scam della storia. Tra slogan e messaggi suadenti convinceva le persone ad acquistare materiale didattico e token non scambiabili su nessun exchange. Fino a quando mister Ponzi ha fatto la sua apparizione.

Altra truffa storica quella di BitConnect che dall’India e grazie al suo fondatore Satish Kumbhani, offriva per un prestito di $ 10.000 per 180 giorni un interesse di circa il 40% di rendimenti ogni mese, con un bonus giornaliero dello 0,20%. Nel 2018 BitConnect annunciò a sorpresa la chiusura con 2 miliardi di truffa secondo le stime della Sec.

La storia delle truffe in schema Ponzi si ripete nel mondo crypto soprattutto quando i prezzi puntano la loro prua verso il basso. C’è da scommettere che l’ultima caduta di Bitcoin con prezzi dimezzati e default di alcune stablecoin di successo (vedi l’affare Terra Luna) provocherà nei prossimi mesi nuovi scandali. Novelli re Mida che promettono di trasformare in oro tutto quello che toccano dietro le parolone decentralizzazione, blockchain, crittografia e chi più ne ha più ne mette, in realtà stanno copiando uno dei mestieri più vecchi del mondo. Quello del truffatore.

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